Greenpeace USA e Greenpeace International dovranno comparire il 24 febbraio 2025 davanti a un tribunale in North Dakota, USA. Le due organizzazioni sono state citate in giudizio da Energy Transfer – un’impresa con sede negli USA attiva nel settore dei combustibili fossili – per quasi 300 milioni di dollari. Una sconfitta giudiziaria metterebbe a repentaglio l’esistenza stessa di Greenpeace USA e comporterebbe ripercussioni di ampia portata per il movimento ambientalista in tutto il mondo.
Questo testo è stato pubblicato originariamente in inglese sul sito web di Greenpeace International.
Le grandi compagnie petrolifere come Energy Transfer e gli inquinatori in tutto il mondo dispongono di una nuova arma con cui cercano di mettere a tacere tutti coloro che si impegnano per un futuro equo, verde e pacifico: le cause SLAPP. Questa strategia, il cui acronimo significa «Strategic Lawsuits Against Public Participation» (SLAPP) viene sempre più spesso impiegata dalle grandi aziende per ostacolare la libertà d’espressione e limitare i diritti delle persone.
Greenpeace USA e Greenpeace International dovranno comparire il 24 febbraio 2025 davanti a un tribunale in North Dakota, USA. Le due organizzazioni sono state citate in giudizio da Energy Transfer – un’impresa con sede negli USA attiva nel settore dei combustibili fossili – per quasi 300 milioni di dollari. Energy Transfer è operatore dell’oleodotto Dakota Access Pipeline (DAPL) e la causa intentata contro Greenpeace è in relazione alle proteste promosse dalle popolazioni indigene nel 2016 a Standing Rock. Con questa azione legale si cerca di riscrivere la storia del movimento animato dagli Standing Rock Sioux. Una sconfitta processuale costituirebbe una minaccia per l’esistenza stessa di Greenpeace USA e comporterebbe ripercussioni di ampia portata per il movimento ambientalista in tutto il mondo.
L’azione giudiziale SLAPP di Energy Transfer contro Greenpeace è un test decisivo per tattiche legali pericolose che, se avessero successo, potrebbero essere ampiamente applicate contro chi protesta pacificamente e, in realtà, contro chiunque denunci o critichi una compagnia con una grossa cifra d’affari. Esaminiamo quindi brevemente gli antefatti di questa causa, la minaccia costituita da azioni giudiziali SLAPP e l’importanza di questo caso per tutti noi.
La vera storia di Standing Rock
Nel 2016 il mondo è rimasto avvinto dalla resistenza della tribù Sioux Standing Rock contro la Dakota Access Pipeline (DAPL). Decine di migliaia di persone, di cui gli appartenenti a oltre 300 nazioni tribali, si sono radunate per proteggere l’acqua ed esprimere solidarietà con Standing Rock. Nel mese di ottobre 2016 una delegazione di rappresentanti delle Nazioni Unite ha visitato Standing Rock esprimendo la propria preoccupazione per quanto riguarda l’autodeterminazione delle popolazioni indigene. L’oleodotto Dakota Access Pipeline progettato nel 2014 da Energy Transfer e dai suoi partner avrebbe dovuto trasportare petrolio greggio dal giacimento di Bakken nel North Dakota verso l’Illinois e da lì verso la costa del golfo degli Stati Uniti.
Fin dall’inizio, i membri della tribù Sioux di Standing Rock Sioux si sono opposti all’oleodotto. Il presidente della tribù Dave Archambault ha messo l’oleodotto in una prospettiva storica: «Che si tratti di oro dalle Black Hills o di energia idroelettrica dal Missouri o di oleodotti che minacciano la nostra eredità ancestrale, le tribù hanno sempre pagato il prezzo della prosperità dell’America.»
A partire da aprile 2016 i membri della tribù hanno allestito degli accampamenti di preghiera nei pressi del progettato attraversamento del corso d’acqua e alcuni giovani “protettori dell’acqua” hanno organizzato una staffetta di 500 miglia per consegnare una lettera all’US Army Corps of Engineers (competente per la valutazione e il rilascio di autorizzazioni per tutti gli attraversamenti di corsi d’acqua dell’oleodotto). Nel luglio 2016 Standing Rock ha intentato una causa contro l’US Army Corps per bloccare l’approvazione dell’oleodotto. Quando, durante l’estate e l’autunno 2016 la costruzione del «serpente nero» avanzava sempre più verso il fiume, le crescenti proteste hanno attirato l’attenzione dapprima dell’opinione pubblica nazionale e poi di quella mondiale.
Nel novembre 2016 venne eletto Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Mentre la precedente amministrazione Obama aveva respinto nel dicembre 2026 la servitù di passaggio dell’oleodotto postulata da Energy Transfer, uno dei primi atti d’ufficio di Trump fu l’autorizzazione dell’oleodotto. Poco prima, il CEO di Energy Transfer, Kelcy Warren, aveva donato 250’000 dollari per l’investitura di Trump come Presidente. Successivamente aveva messo a disposizione 10 milioni di dollari per le iniziative di Trump volte alla sua rielezione nel 2020. La costruzione è stata ultimata e l’oleodotto è stato messo in esercizio nel giugno 2017.
Nonostante l’entrata in funzione dell’oleodotto, la tribù Sioux di Standing Rock non si è arresa. La causa è proseguita e nel 2020 un giudice federale ha ordinato all’Army Corps di effettuare un esame completo di impatto ambientale per quanto concerne l’attraversamento della pipeline. L’ordine di chiusura dell’oleodotto, tuttavia, non è stato confermato. La tribù Sioux di Standing Rock rivendica tuttora che «l’Army Corps chiuda l’oleodotto e conduca un’analisi ambientale adeguata, che non sia preparata dall’industria dei combustibili fossili».

© Richard Bluecloud Castaneda / Greenpeace
Energy Transfer vuole vendetta, non giustizia
Quindi, la lotta contro il DAPL è ancora in corso. Ma le proteste del 2016 e del 2017 di Standing Rock sono state un segnale forte di resistenza all’arroganza delle grandi aziende e hanno scosso lo strapotere del Big Oil Business. Dal 2016 in 18 Stati americani sono state promulgate incisive leggi anti-protesta contro i combustibili fossili. Ovunque nel mondo le strette relazioni tra industria dei combustibili fossili e rappresentanti dei governi hanno portato a disparate iniziative volte a ridurre l’agibilità della resistenza civile e inasprire le conseguenze per la partecipazione a proteste pacifiche.
E Energy Transfer si è rivolta ai tribunali.
La prima causa di Energy Transfer del 2017 è un’opera di scrittura creativa davvero folle. La causa, che sosteneva tra l’altro che la protesta sarebbe stata organizzata da Greenpeace e non dalla tribù dei Standing Rock Sioux o dai protettori indigeni delle acque è stata respinta nel 2019 da un giudice federale. Energy Transfer ha però intentato nuovamente la causa adendo a un tribunale dello Stato del North Dakota e ribadendo le stesse argomentazioni fraudolente.
In un paio di interviste ai media del 2017 il CEO di Energy Transfer, Kelcy Warren, ha illustrato le motivazioni della prima azione legale. In un’intervista, Warren ha dichiarato che «farà di tutto» per «far crollare le donazioni» a Greenpeace, e in un’altra ha affermato, che il suo «obiettivo primario» non era il riconoscimento di un risarcimento ma piuttosto «l’invio di un messaggio: non potete comportarvi così, è illegale e non sarà tollerato negli Stati Uniti».
D’altronde, la causa potrebbe essere parte di uno sforzo coordinato per colpire in particolare Greenpeace. Lo stesso studio legale che ha intentato l’azione giudiziale di Energy Transfer aveva promosso l’anno prima una causa simile contro Greenpeace per conto di Resolute Forest Products. Greenpeace ha vinto quella causa nel 2023; la vertenza è stata composta nel 2024 dopo quasi un decennio di contenzioso. Lo studio in questione – Kasowitz Benson Torres, fondato da uno degli avvocati personali di Trump – ha dichiarato a Bloomberg di essere «in contatto con altre imprese» intenzionate a fare causa a Greenpeace.
SLAPP contro i diritti del popolo
Come tutte le SLAPP, anche l’attuale, immotivata azione legale da 300 milioni di dollari intentata da Energy Transfer contro Greenpeace costituisce un attacco a due elementi chiave di una società civile libera: libertà di parola e protesta pacifica. Una sentenza sfavorevole in questo caso potrebbe comportare gravi ripercussioni per chiunque partecipi a una protesta oppure osi criticare una potente azienda.

© Marlena Sloss / Greenpeace
Il rapporto «SLAPPed but not silenced: Defending human rights in the face of legal risks» (difesa dei diritti umani di fronte ai rischi legali), pubblicato nel 2021 dal Business & Human Rights Resource Center, documenta 355 vertenze legali in tutto il mondo che dal 2015 presentano caratteristiche di SLAPP. Questi processi vessatori sono stati intentati da attori economici contro organizzazioni, singole persone o gruppi che si impegnano per la difesa dei diritti umani o dell’ambiente.
L’azione legale intentata da Energy Transfer è un miserabile tentativo di mettere a tacere Greenpeace, di distrarre l’organizzazione ambientalista dalle sue campagne e di logorarne le forze con procedimenti giudiziari lunghi e costosi. Nonostante queste cause abusive Greenpeace non rinuncia alla lotta per la giustizia ambientale, climatica e sociale. Greenpeace International, la società madre di Greenpeace con sede nei Paesi Bassi ha deciso di non lasciarsi intimidire: se Energy Transfer non dovesse ritirare le denunce contro Greenpeace International, Greenpeace International si avvalerà della Direttiva SLAPP dell’UE recentemente entrata in vigore. Sarebbe così la prima ONG a ricorrere a questo nuovo strumento giuridico per la protezione della libertà d’opinione.
Greenpeace è parte dell’Alleanza svizzera contro le cause SLAPP
L’Alleanza svizzera contro le cause SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation) fondata nell’estate del 2023 si batte contro le cause giudiziali strategiche che comportano una limitazione della libertà di espressione. Come evidenzia un’inchiesta HEKS del 2022, le ONG svizzere sono sempre più spesso confrontate con minacce di azione legale e cause effettive quando indagano su violazioni dei diritti umani, corruzione o inquinamento dell’ambiente. L’Alleanza svizzera contro le cause SLAPP, una coalizione di numerose organizzazioni (tra cui anche Greenpeace Svizzera) e associazioni della società civile e del giornalismo si oppone a questa tendenza in aumento e intende sostenere chi rimane coinvolto in siffatti procedimenti giudiziari. Altre informazioni: https://www.allianz-gegen-slapp.ch/
https://www.alliance-contre-slapp.ch/